Gli aiuti internazionali sono sempre ben accetti. Ma a un certo punto, quando ti ritrovi la casa piena di soldatini, aerei e carri armati giocattolo, viene naturale chiedersi: ‘Grazie… ma mo’ famo da soli?'”
Una storia di fantapolitica
Immaginate la scena. Ufficio presidenziale di Kiev. Zelensky si passa una mano tra i capelli, sospira, poi afferra il telefono. Dopo un attimo di esitazione, compone il numero. Dall’altra parte, una voce bassa e calma risponde.
“Da?”
“Ciao, Vladimir… lo so, lo so, sei arrabbiato. Anch’io, guarda. Ma senti, metti su il caffè che arrivo. Ci facciamo due chiacchiere e magari anche la pace. Che ne dici?”
Silenzio. Poi un respiro profondo. “Ti aspetto.”
Ecco, se bastasse un caffè per sistemare le cose, la geopolitica sarebbe un affare molto più semplice. Ma qui parliamo di realpolitik, di giochi di potere, di strategie economiche e di una guerra che nessuno sembra voler chiudere, se non quelli che la stanno subendo.
TRUMP, L’AMICO INTERESSATO (MA NON TROPPO)
Dall’altra parte dell’oceano c’è un altro protagonista: Donald Trump. Il tycoon americano (parola di origine giapponese, taikun – 大君 – che un tempo indicava i grandi signori del Giappone, figure di suprema signorilità dell’anima e dello spirito. Oggi, nel mondo occidentale, il termine è usato per indicare magnati e uomini d’affari con grande potere economico e politico…insomma, non proprio lo stesso significato). Tra un comizio e una battuta provocatoria, fa intendere che, in fondo, se l’Ucraina avesse ceduto qualcosa a Putin, la guerra non ci sarebbe mai stata. Non gli interessa la sovranità di Kiev, non gli interessa neanche la pace. A lui interessano i giacimenti minerali dell’Ucraina. Terre ricche di risorse che farebbero gola a chiunque, specialmente a chi ragiona come un imprenditore e non come un leader mondiale. E mentre Zelensky si accende il motore per il viaggio a Mosca, Trump si gira nel suo lettone dorato, disturbato nel sonno da fucili, pistole, soldatini, carri armati, portaerei… Tutti gentilmente rispediti al mittente in una confezione regalo con tanto di bandierine americane. Ogni paese libero di essere libero? Sì, ma solo se fa comodo.
PUTIN, IL VICINO DI CASA (INGOMBRANTE)
E poi c’è lui, il grande orso russo. Putin questa guerra l’ha voluta, l’ha portata avanti con ostinazione, ma ormai è chiaro che anche lui vorrebbe chiuderla, purché ne esca vincitore. Gli servirebbe un’uscita di scena che non lo faccia apparire sconfitto. Un compromesso? Magari. Ma finora nessuno glielo ha seriamente proposto.
ELON MUSK: IL GENIO CHE ASPETTA I MINERALI
E nel grande risiko della geopolitica, non possiamo dimenticare il signor Musk. Sì, proprio lui, il padrone di Tesla, SpaceX, Starlink e, probabilmente, anche della Luna nel prossimo futuro. Musk non ha mai nascosto il suo interesse per le risorse minerarie dell’Ucraina, fondamentali per le sue batterie, satelliti e tutto il resto dell’arsenale tecnologico che ha in mente per il futuro dell’umanità (o almeno per il suo conto in banca).
Qualcuno sospetta che, se la guerra si trascina troppo, Musk possa indire un sondaggio su Twitter per decidere il destino dell’Ucraina: “Che facciamo? La diamo a Putin o la compriamo per farne un’enorme gigafactory?“ E se nessuno risponde, poco male. Probabilmente farà partire direttamente un razzo con scritto “risolviamo noi”.
D’altronde, se hai in mano i satelliti, controlli la comunicazione. Se hai il litio e il nichel, controlli l’energia. Se hai abbastanza follower su Twitter, puoi pure autoproclamarti presidente dell’universo.
UN ACCORDO POSSIBILE?
Ed è qui che entra in gioco l’idea provocatoria: e se Zelensky, invece di aspettare la “manna” occidentale o le promesse di Trump, provasse a trattare direttamente con Putin? Non per svendersi, ma per trovare una soluzione pragmatica. Un accordo in cui la Russia si prenda quello che già di fatto controlla, ma in cambio aiuti a ricostruire l’Ucraina. In fondo, sono vicini di casa. E un buon vicinato, anche se forzato, è sempre meglio di uno sfruttatore che sta dall’altra parte del mondo.
L’EUROPA E IL GRANDE GIOCO
E l’Europa? A parole solidale con l’Ucraina, nei fatti schiava del prezzo del gas. E mentre Kiev brucia e Mosca calcola, Bruxelles è impegnata in una lunghissima riunione per decidere il nome ufficiale della “Conferenza Europea sul Processo Decisionale Relativo alla Crisi Ucraina”. Dopo settimane di dibattiti serrati, la proposta di chiamarla semplicemente “Conferenza per la Pace” viene bocciata perché potrebbe offendere qualcuno.
Nel frattempo, i prezzi del gas sono saliti a livelli stellari e in alcuni paesi europei si è deciso di tornare alle candele. Dopotutto, la sovranità energetica è importante. E poi vuoi mettere il fascino retrò di una cena a lume di candela forzata?
E SE…?
Fantapolitica? Forse. Ma del resto, la politica internazionale è fatta di mosse sorprendenti. E se invece di un caffè, Putin e Zelensky si offrissero un bicchiere di vodka e uno di gorilka? Magari non basterebbe a risolvere tutto, ma potrebbe essere un buon inizio.
Perché, in fondo, meglio un mezzo amico vicino che uno sfruttatore lontano.
Stefania Colasanti