PILLOLE DI MITOLOGIA-LE SIRENE di Daniela Venditti .

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PILLOLE DI MITOLOGIA

Se nomino le Sirene, nella nostra mente immediatamente si configura la fisionomia di Ariel, meravigliosa sirenetta Disney dai fulvi capelli e dalla coda di smeraldo.

In realtà, secondo il mito, le sirene erano delle creature decisamente mostruose, mostri marini molto simili alle Arpie, per metà donne e per metà uccelli, dalle unghie affilate in modo da suonare con maestria la cetra e la lira e dalla voce suadente ed ammaliatrice tipica di alcuni melodiosi uccelli.

Si narra siano nate da tre gocce di sangue sgorgate da una ferita di Acheloo, divinità fluviale, in lotta con Ercole per la conquista di Deianira e che siano state esiliate da Afrodite nel golfo di Napoli come punizione per averla offesa e disprezzata per i suoi molteplici amori.

Il termine “sirena”, etimologicamente, significa insetto pennuto (o più comunemente vespa): la trasmissione orale dei miti, probabilmente avrebbe nel tempo modificato la fisionomia di queste mostruosità traslando il termine “pennis”, che le qualificava, con “pinne”, anziché “penne”.
Da questo momento in poi, considerando anche il fatto che fossero creature marine, ingannatrici ed ammalianti, hanno assunto le fattezze con le quali le conosciamo oggigiorno: splendide donne dal busto umano e la coda di pesce, a cui gli uomini non sanno resistere.

Belle, misteriose e seducenti, descritte da Omero come “coloro che affascinano chiunque i lidi loro con la sua prora veleggiando tocca”, vagavano nel mare attirando, con il loro meraviglioso canto, i marinai in navigazione e lasciandoli morire di stenti sulle loro coste.

Ulisse, fu tra i pochi che riuscì a resistere al fascino della loro voce.
L’ eroe omerico, astutamente, fece chiudere con la cera le orecchie dei suoi marinai, permettendo loro di navigare indisturbati e senza distrazione alcuna.
Lui, invece, si fece legare all’ albero della nave in modo da poter soddisfare il suo desiderio di ascoltare la melodiosa vocalità delle creature marine che lo invitavano a seguirlo in cambio di una conoscenza onnisciente, che gli avrebbe permesso di sapere e conoscere tutto.
Omero, fortemente attratto, ma saldamente legato ai legni della sua nave, assecondo’ il suo desiderio di ascoltarle, ma non ne fu stregato e poté continuare il suo viaggio.

Davanti al loro fallimento, le sirene si gettarono in mare e si trasformarono in rocce.

Attaverso il tempo, il mito delle Sirene, arriva immutato fino a noi: numerosi sono i film, le serie tv, i cartoni animati o i libri che ne raccontano le gesta e che ne sottolineano sempre e comunque il concetto della dualità è della doppiezza.
Le Sirene, sono le due facce della realtà umana: sono libere, gloriose, indipendenti, ma irretiscono gli uomini per ridurli in cattività.

Sono l’ emblema del mare: della sua bellezza e maestosità, ma anche della sua tragica pericolosità.

Sono l’ archetipo primordiale che vede la contrapposizione tra uomo e donna: l’ incarnazione della femmina che strega e seduce, con le proprie grazie, l’uomo nella sua natura più animalesca e smaniosa.

Anche la cristianità, fece delle Sirene il simbolo della duplicita’ della natura umana, nella quale coabitano il bene e il male: l’ ambivalenza che unisce l’umano e il mostruoso, può diventare origine di dramma come nella fiaba di Andersen, in cui la Sirenetta, innamorata del Principe, sogna di diventare umana per poter vivere il suo amore e, trasformata in vera donna, ella vede tradito il suo amore.

Daniela Venditti