L’ Europeo di Garra & Fantasia
Diario di bordo – Tappa numero 6
L’ analisi della sconfitta
L’ Italia è fuori dagli Europei. Siamo stati eliminati meritatamente dalla Svizzera in un ottavo,
senza storia. Due a zero il risultato finale.
La nostra è stata una non partita. Non avremmo potuto fare peggio. Abbiamo assistito attoniti
ad una prestazione inerme. Gli azzurri erano fermi. Spaesati. Impauriti.
La Svizzera ordinata, precisa, reattiva. I ragazzi con la maglia azzurra non hanno mostrato la
minima reazione caratteriale: è questa la cosa a cui davvero non si può trovare alcuna
spiegazione e obiettivamente ci delude di più.
La Svizzera ci ha affettato con gli inserimenti tra le praterie alpine lasciate dai nostri,
specialmente tra difesa e centrocampo.
Il tribunale dei social è già impazzito. Ognuno scrive responsabilità di ogni ordine e grado.
Incredibilmente, ognuno ha già risposte granitiche su come ripartire e cosa fare. Vi invidio.
Insomma, qualcuno dà la colpa ai tatuaggi, qualcun altro alle vacanze a Formentera ( come
se per gli altri le vacanze fossero alla pensione Stella Azzurra, alla spiaggia libera) , qualcun
altro agli stranieri e via via con tutto il repertorio di luoghi comuni..
In queste righe proviamo con tutte le difficoltà del caso a scendere un po’ più a fondo.
Cosa può essere successo? Perché siamo stati così brutti? Quale lettura si può ipotizzare?
La Nazionale parte per la competizione europea con un programma di gioco chiaro nella testa
del Ct. Sei comandamenti e il suo calcio fatto di possesso, riaggressioni, cambi di gioco.
Con l’ Albania reagiamo all’ harakiri e proviamo a giocare con quella strategia per un tempo.
Poi emergono timori e lentezza.
Arriva la Spagna. In poco più di mezz’ora ci toglie ogni briciolo di certezza. Un ciclone. Ci
costringe a giocare ad un ritmo che non abbiamo. Ci mostra che sono almeno due livelli
avanti a quello che vorrebbe fare l’ Italia con il pallone.
Non sappiamo più che fare. Non abbiamo un piano B.
Dall’ Intervallo in poi il nostro europeo è una discesa libera. Un piano inclinato.
L’ atteggiamento che doveva essere propositivo diventa di attesa. I timori diventano paure. Il
ritmo diventa bassissimo. La palla scotta.
Spalletti a quel punto prova a cambiare. Furiosamente. Prova a ricercare l’intuizione giusta.
Uomini e modulo. Modulo e uomini.
Cambia continuamente. Finiamo in un labirinto Senza via d’uscita.
L’ epilogo degli ottavi è la logica conseguenza.
Il ct ha le sue responsabilità. Certo. È evidente. Alcune scelte sono difficilmente spiegabili. Il
caos che si è generato ci ha fatto rendere meno di quello che potevamo. Con la stessa
chiarezza, però, bisogna affermare che il nostro è un livello medio-basso. Ogni analisi della
sconfitta dovrebbe partire da qui.
Non siamo forti né sul punto di vista fisico, né sul punto di vista tecnico. Le due cose nel
calcio moderno viaggiano insieme.
Giustamente si invoca la qualità e ci mancherebbe altro. Ma il Novecento nel calcio è passato
da un pezzo: tecnica e velocità, di gambe e di pensiero, devono viaggiare nella stessa
direzione.
La nostra rosa, inoltre, pecca di esperienza e mentalità.
Il problema non si risolve invocando questo o quel singolo..ci si può attaccare ad una giocata
vedi Zaccagni o sperare in qualche miracolo.
Spesso nel passato lo abbiamo fatto. Fin quando, però, inizieremo una competizione
sperando, quasi irrazionalmente, in un miracolo le cose non saranno sistemate. Proveremo a
sfangarla. A tirare a campare.
Agli uomini della provvidenza dobbiamo tornare a rispondere con un’ idea di calcio. Tre anni
vincevamo un europeo. Non eravamo i più forti ma abbiamo raggiunto, in quel ciclo, il record
di imbattibilità per nazionali giocando a calcio.
Dobbiamo cambiare molto nel sistema calcio: pensare di risolvere cambiando il ct è una
dolce illusione. Una risposta banale ed errata a problemi complessi e profondi.
Spalletti può restare a patto che si faccia finalmente chiarezza in una federazione che davvero
non cambia mai