L’Europeo di Garra & Fantasia: Siamo ancora qua
DIARIO DI BORDO – TAPPA NUMERO 5
Ammaccati, sporchi, sfibrati, confusionari, folli, all’ultimo battito ma alla fine siamo ancora in questo europeo tedesco.
Partiamo dai dati: passiamo il girone con quattro punti, figli della vittoria con l’Albania e del pareggio con la Croazia. La previsione più popolare prima dell’esordio, in quello che obiettivamente non era affatto un girone facile.
Come arriviamo all’ottavo di finale, con la Svizzera, di sabato alle ore 18:00, invece è un’altra storia. Anche ieri sera la nazionale ha palesato grosse difficoltà e limiti strutturali. Non riusciamo a giocare sotto pressione, restano i dubbi sulla condizione fisica, siamo stati troppo passivi nella fase di non possesso e regaliamo un goal a partita per disattenzioni elementari. Alcuni elementi chiave continuano a girare pericolosamente a vuoto: Di Marco, Pellegrini, Frattesi, Jorginho, i peggiori nella sfida contro la Croazia.
Certamente l’aspetto psicologico nella storia di questa partita ha avuto un peso: a conti fatti agli azzurri, con elevata probabilità, sarebbe bastata anche la sconfitta di misura per accedere agli ottavi. Volendo o nolendo su una rappresentativa nella quale molti elementi sono alla prima vera competizione internazionale. Il passaggio del turno che rappresentava il vero turning point della spedizione, era il più classico il macigno sulle spalle su una squadra dalle fondamenta molto fragili (il ciclo Spalletti dura da meno di 12 mesi). Non a caso quando siamo riusciti nella giocata giusta siamo stati troppo spesso imprecisi o disordinati. Frequentemente, i giocatori non erano in grado di leggere e interpretare i movimenti dei compagni. Lo stesso ct in conferenza stampa ha detto: “Per me quando si scende sotto il livello minimo è perché si sente il morso della pressione”.
La Croazia, seppur a fine di un ciclo unico per una Nazione di 4 milioni di abitanti, sa come incartare una partita, pur non essendo nella sua versione migliore. Per palleggio, per cattiveria, per lettura. Per questo il fantasma del pareggio sarebbe potuto trasformarsi in altro e diventare il più classico psicodramma nazionale. Come avvenuto esattamente 10 anni fa nel nostro ultimo mondiale. La zuccata di Godin, come la zampata di Modric. Un film nefasto a cui siamo riusciti a cambiare la trama, solamente nell’ultima scena.
L’eroe della serata è Mattia Zaccagni. Non viene dalla sua miglior stagione: sei goal e un assist, in una stagione ricca di malanni. E’ stato a rischio taglio nel pre ritiro di Coverciano. Eppure, Zaccagni è entrato con quel seme della follia che tanto ci può far bene. E’ stato capace di dare una scossa. Di spaccare la partita. Lo si percepiva pericoloso. Il suo tiro non può che riportarci alla mente il tormentone dell’estate del 21, “O Tiraggir” di Insigne, ma soprattutto il goal di Del Piero nel 2006 nella semifinale a Dortmund. Una parabola balistica perfetta che ha squarciato paura e torpore. Monumentale l’assist di Calafiori dopo 40 metri palla al piede. Superbo Gigi Donnarumma, anche questa sera.
Potrebbe essere lo sliding doors del nostro Europeo? Nì. L’Italia, dagli ottavi in poi, non viene eliminata nei 90 minuti di gioco, dagli europei del 1988. Questo dato ribadisce ancora una volta come la fase ad eliminazione diretta sia un’altra cosa. Ci sono delle colonne d’ercole. Noi di solito abbiamo sempre avuto bisogno di un evento, di una giocata, dell’imponderabile per svoltare nelle grandi competizioni. Possiamo augurarci che sia arrivata con la rete dell’esterno romagnolo.
Certo è che non ci basterà essere questi, neanche con la Svizzera. Coraggio, abbiamo bisogno di coraggio, di garra e di fantasia.
Umberto Zimarri