L’Europeo di Garra & Fantasia: come gioca l’Italia?
DIARIO DI BORDO – TAPPA NUMERO 3
Dato che le emozioni ostacolano il ragionamento, citazione di Sherlock Holmes, dopo 36 ore circa è il momento giusto per provare ad analizzare la prestazione azzurra all’esordio con l’Albania. Al di là del risultato. Al di là del bene e del male.
Dei comandamenti di Mister Spalletti, ne avevamo parlato già qui, ed effettivamente la nostra partita è viaggiata su quei binari. Possesso, riaggressione, pressione. Sappiamo bene cosa dobbiamo fare. A tratti dobbiamo migliorarlo sul come farlo.
Partiamo dal primo concetto, quello più abusato ma anche quello più conosciuto, uno dei temi nazional popolari, per eccellenza: il modulo. È difficile sintetizzare in numeri lo schieramento iniziale. Possiamo dire che ci si è mossi tra un 4-2-3-1 ad un 3-4-2-1. Molto spesso abbiamo visto Di Marco salire e prendere una posizione da ala, stringere la posizione a Di Lorenzo – Bastoni e Calafiori. Spalletti si è sgolato nel suggerire a Frattesi di non restare in zona di costruzione e di salire per attaccare gli spazi, di fianco a Scamacca. Con Chiesa largo, infatti, proprio il centrocampista ex Sassuolo e Pellegrini dovevano muoversi nei mezzi spazi dietro il centravanti atalantino. Calafiori ha interpretato il ruolo in maniera estremamente proattiva, lavorando, a volte, anche come mezz’ala di possesso. Lo stesso Bastoni è stato protagonista di una partita importante in fase di costruzione: con 123 tocchi, il 96% di precisione nei passaggi.
Al contempo la linea difensiva dell’Albania era estremamente bassa e questo ci ha permesso di far girare rapidamente ed in maniera efficace il pallone.
L’altra caratteristica emersa in maniera prorompente è la densità in zona palla. Eravamo soliti portare tantissimi uomini in una delle due zone laterali, sia per muovere la palla in maniera rapida, sia per essere pronti ad aggredire andando in avanti, in caso di perdita del pallone. Questo modo di attaccare era classico del Napoli di Spalletti che era abilissimo, a giocare sul lato debole, cambiare lato e a mandare uno vs uno, Kvara. Spalletti lo sta riproponendo anche in nazionale ma vanno velocizzati e rodati alcuni automatismi.
Il cuore della nazionale è stato Niccolò Barella. Al moto continuo che dà sempre lo caratterizza, ha unito precisione e qualità. Il goal che ha segnato è di rara bellezza, un esterno al volo che solo un Campione può realizzare. E’ giusto però sottolineare la prestazione totale. Si è mosso “scivolando” sotto la palla per dare appoggio, ha attaccato lo spazio quando era necessario, ha coperto in maniera esemplare ogni centimetro di campo lasciato vuoto. Quest’europeo può rappresentare per lui un ulteriore step di crescita, anche sotto il punto di vista della leadership.
Tutto alla grande, quindi? Non proprio. Se nella prima frazione di gioco effettivamente l’Italia è riuscita a seguire il suo piano gara, ribaltando una situazione obiettivamente complicata per l’harakiri iniziale e meritando la terza rete, nel secondo tempo le cose sono andate in maniera diversa. Il possesso è diventato fine a sé stesso. Ampolloso.
L’Albania, pur non facendo cose eccelse, non ci ha permesso di recuperare il pallone nella loro trequarti difensiva, ci siamo allungati, abbiamo perso di brillantezza. Dai migliori anni del Mancio questo ciclo azzurro difetta molto in capitalizzazione. Ecco, se questo non avviene bisogna avere la capacità di mordere le caviglie e di non regalare nulla. Cosa che ci stava costando carissima, nel finale. Un innocuo lancio dalle retrovie ha sorpreso i nostri centrali e per poco Manaj non ci lasciava con l’amaro in bocca. “Siamo inclini alle bischerate”, ha detto il ct e forse non c’è sintesi migliore per descrivere l’inesperienza di alcuni dei nostri ragazzi a giocare match così delicati ed importanti.
Resta poi l’incognita della condizione atletica: questo modo di giocare moderno, frizzante, fluido è estremamente dispendioso. Sia con la Bosnia, in amichevole, sia con l’Albania la condizione non è parsa ottimale. Ci auguriamo che la situazione sia figlia dei carichi di lavoro svolti a Coverciano.
Insomma, in sintesi, il bicchiere è mezzo pieno. Ad un primo tempo da 7,5, si contrappone una ripresa da 5. Ci prendiamo la sufficienza ma soprattutto tre punti tanto pesantissimi quanto importantissimi. Spagna e Croazia saranno partite diverse, con squadre che vogliono giocare il pallone e dominare il possesso. Dovremo essere più cinici nel gioco in verticali e più accorti con giocatori offensivi con i quali non possiamo distrarci nemmeno per un secondo.
Umberto Zimarri