L’Europeo di Garra & Fantasia: dove eravamo rimasti?
DIARIO DI BORDO – TAPPA NUMERO 1
Dove eravamo rimasti? Il nastro si riavvolge e ci porta sul prato di Wembley. Era l’undici luglio 2021. Gigi Donnarumma, con l’ennesima prodezza, ipnotizzava dagli undici metri Saka e faceva esplodere di gioia l’Italia intera. Dopo più di cinquant’anni, alziamo al cielo il trofeo Henri Delaunay.
Gli eventi geopolitici e sportivi ci danno l’impressione di parlare di un tempo davvero lontano. Sembra essere passata una vita. Non possono essere passati solo tre anni come ci dimostra il calendario. Dopo la vittoria del secondo titolo continentale, la burrasca si è abbattuta in maniera così forte sulla zattera azzurra che ad un certo punto abbiamo persino temuto di non riuscire a difendere il titolo europeo.
In questo lasso di tempo è avvenuta la scomparsa di uno degli uomini simbolo di quella nazionale, l’indimenticato e indimenticabile, Gianluca Vialli che con la sua presenza aveva illuminato di sapienza la spedizione azzurra. L’eliminazione shock con la Macedonia del Nord nei playoff per i Mondiali è una cicatrice ancora aperta o per dirla con le parole di un ritornello del Liga di fine anni 90, “non è il male, né la botta ma purtroppo è il livido”. Completano il quadro a tinte fosche le improvvise dimissioni di Roberto Mancini, in un caldo giorno d’estate del 2023. La valigia sul letto era quella di un lungo viaggio ma soprattutto era piena di petrodollari. Il record assoluto d’imbattibilità pari a 37 gare consecutive senza sconfitte, cominciato nel 2018 e interrotto nell’autunno del 2021, sembra oggi un lontanissimo ricordo.
Luciano Spalletti, in questa tempesta perfetta, ha iniziato a creare la sua nazionale. Bisogna essere chiari e franchi, il progetto tecnico dell’allenatore toscano è solamente all’inizio. Questi europei sanno di ricambio generazionale. Della nazionale campione d’Europa, infatti, sono convocati in Germania solamente, Donnarumma, Meret, Di Lorenzo, Bastoni, Barella, Cristante, Jorginho, Raspadori e Chiesa. Non arriviamo come favoriti. Non abbiamo la qualità complessiva delle nazionali più quotate ma forse proprio per questi motivi, possiamo affrontare il torneo con la sfrontatezza di chi non ha nulla da perdere ma tutto da guadagnare.
Il girone non è dei più agevoli. Anzi, probabilmente è uno dei più competitivi dell’intera competizione. Albania all’esordio, Croazia nel mezzo e terza partita con la Spagna.
Quale sarà il credo della nostra nazionale? Spalletti, con il suo tono assertivo, ha detto di volere una squadra «in cui tutti dovranno essere guardiani e invasori, costruttori e difensori». Organizzazione tattica e capacità individuali dovranno camminare di pari passo. Sei sono i comandamenti impressi nelle tavole di Coverciano: la pressione continua per togliere fiducia all’avversario, il controllo del gioco e la gestione del pallone, essere legati ovvero mantenere sempre la squadra corta, la riaggressione feroce ovvero “pestare i piedi agli avversari quando si perde il pallone”, per dirla con una locuzione spallettiana, ricomposizione difensiva ed infine ordine, studio e preparazione
Per fare questo Spalletti ha rinunciato al suo marchio di fabbrica, la difesa a 4, per passare ad un 3-4-2-1, più funzionale alle caratteristiche dei giocatori azzurri. L’assenza di Acerbi in difesa si farà sicuramente sentire, ma tanto davvero tanto del nostro europeo, dipenderà dalle condizioni del nostro ariete, Gianluca Scamacca. Se sarà quello del finale di stagione saremo sicuramente capaci di essere pericolosi, altrimenti si farà tanta fatica a concretizzare. Scamacca non è solo un numero 9 ma possiede delle doti tecniche non indifferenti. Sa legare e costruire il gioco. Una delle sue giocate più riuscite in questa stagione è l’apertura sull’esterno, a soli due tocchi, dopo essere venuto incontro. Ecco, se immaginate Di Marco correre verso la porta avversaria non state sbagliando…
Umberto Zimarri