L’Europeo di Garra & Fantasia: Supremazia Spagnola
DIARIO DI BORDO – TAPPA NUMERO 4
C’è poco da dire al termine di una partita come Spagna – Italia. Sono più forti loro. Non c’è analisi che tenga. Lo hanno dimostrato in ogni zona del campo, in ogni fase di gioco, per tutta la partita. La Spagna ha alzato vorticosamente i giri del motore nella seconda partita di questo europeo. L’Italia è stata tramortita. Si è sciolta come un ghiacciolo di fronte alla calura delle ultime 48 h.
Gli uomini di De La Fuente ci hanno tolto la voglia l’ossigeno, le idee e la voglia di giocare. Il pressing organizzato, davvero furioso, non ci ha permesso mai di ragionare in uscita dal basso, la loro reattività non ci ha mai permesso di arrivare puntuali sulle seconde palle, la loro aggressività ha annullato i nostri uomini più offensivi Chiesa e Scamacca. A tutto questo si aggiunge il gap tecnico di cui tutti eravamo a conoscenza. Non scopriamo certo oggi la capacità di muovere il pallone al massimo in due tocchi in ogni zona del campo.
L’uno a zero è un risultato fortunatamente ingiusto per quello visto in campo. Un passivo più ampio è stato evitato solamente dall’ottima giornata di Gigio Donnarumma.
Questa differenza di valori si è palesata nel duello Di Lorenzo – Nico Williams. Il capitano del Napoli è stato surclassato ed umiliato dal fenomenale talento dell’Athletic Bilbao. Di Lorenzo non è mai riuscito nemmeno a capire come tentare di fermarlo. Riaprendo un libro di epica, ogni uno vs uno, ci riportava alla mente Ettore che va incontro al suo destino affrontando l’ira di Achille. Veniva quasi voglia di abbracciarlo e dirgli, basta, non continuare a farti del male: vieni fuori da quel rettangolo verde.
Nico e suo fratello Inaki, anch’esso calciatore, sono spagnoli, figli di genitori ghanesi rifugiatisi in Spagna dopo la guerra in Liberia. Inaki classe 1994 ha deciso di vestire la maglia della nazionale ghanese. Nico, nato a Pamplona nel 2002, quella delle furie rosse.
Dall’altra parte del campo c’era Lamin Yamal, classe 2007. Il faro ed il regista della nazionale è Rodri, colui che è diventato, per chi scrive, il miglior regista al mondo grazie anche al lavoro, prezioso, di Pep Guardiola.
Cosa fare adesso? Prima di tutto, non bisogna far drammi. La sconfitta, contro una delle big mondiali, c’è stata ma il destino è ancora nelle nostre mani.
Secondo: non dobbiamo pensare di giocare per il pareggio nella partita con la Croazia. Rischia di essere una trappola mortale, perché non siamo una nazionale smaliziata, furba ed esperta per giocare partite sparagnine contro i vecchi volponi: Modric, Brozovic, Perisic e compagnia.
Terzo: coraggio e freschezza. Al contrario, con la Croazia dobbiamo avere il coraggio di alzare i ritmi della partita. Per farlo dobbiamo essere sfrontati e seguire il credo del mister. Non possono esistere mezze misure. Il nostro destino passa dal gioco, dal sacrificio del gruppo nel perseguire un certo modo di stare in campo e magari anche da qualche nuovo innesto del CT.
Quarto: dobbiamo mettere in campo più attenzione e più cattiveria agonistica. Il braccino corto nel secondo tempo con l’Albania, la disattenzione finale su Manaj, che poteva costare carissimo, gli innumerevoli errori tecnici di ieri sera. Serve quel qualcosa in più anche a livello mentale. Anche in passato abbiamo sofferto tanto la Spagna, basta ricordare anche l’europeo che ci ha visti vincitori, però nelle recenti sfide sia quando le cose sono andate bene, sia quando sono andate male abbiamo sporcato la ragnatela perfetta spagnola grazie al nostro ardore.
O si vince o si impara diceva Nelson Mandela. Non perdiamo le nostre recenti certezze ma impariamo a farne tesoro. Da subito. Non c’è altra strada.
Umberto Zimarri