“Sai a volte mi vergogno ad essere un uomo, e…per colpa di qualche uomo, che tanto uomo poi non è” (Gionny Scandal-Vestita di Lividi)
Quanto pesa un cartellino rosso?
Nel calcio è la sanzione più grave, che costa ai giocatori l’espulsione e l’impossibilità di giocare le partite successive per squalifica a seconda della decisione della giustizia sportiva. Ma c’è una giornata in cui il cartellino rosso esce dai campi di calcio, per essere qualcosa di più.
Sto parlando del 25 Novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
In questa giornata, tutto il mondo del calcio diventa arbitro e, senza consultare VAR o assistenti, tira fuori il cartellino rosso.
Rosso come il sangue che sgorga dalle ferite di una donna dopo essere stata uccisa.
Rosso come il colore dei lividi che sfigurano la sensualità di un corpo non ancora sbocciato
Rosso come la vergogna che una donna prova dopo essere stata abusata
Rosso come il gonfiore di un labbro spaccato da un pugno
Rosso come i petali di una rosa, ormai sfiorita e morta.
Quel rosso che ha macchiato la città di Sora, nella provincia di Frosinone, che ha visto morire tra le sue braccia la professoressa Gilberta Palleschi, per mano della follia di un uomo.
Ebbene, per Gilberta e per tutte le vittime il Sora Calcio scende in campo. Tutti. Giocatori e dirigenti. Un segno rosso sul viso, sguardi fermi, un grido silenzioso che lacera le orecchie. Il Sora Calcio spacca la rete dell’indifferenza.
La squadra
Il mister, Alessio Ciardi
La dirigenza, (da sinistra verso destra) Massimiliano Gabriele, Vincenzo Alviani, Antonio di Vona, Filippo Caldaroni
Il calcio, prima di essere uno sport, è inclusione, supporto, sensibilità. Davanti ad un pallone e con gli scarpini allacciati l’unica differenza è il colore della divisa.