PILLOLA DI MUSICA 🎶: NULLA SI PUO’ VINCERE SE NON CON LA FEDE E L’AUDACIA
Alice ha vent’anni, studia lingue e, questa sera, con il suo bel vestitino rosso, uscirà con la sua auto e andrà a divertirsi con le amiche, come giusto che sia.
Ma Alice non sa che, dall’altra parte del mondo, c’è Halima, anch’essa ventenne, a cui non è permesso studiare, guidare, uscire, avere delle amicizie, a cui non è permesso di decidere della sua vita e di guardare il mondo oltre il suo burqa.
Alice non sa che la sua libertà è un bene prezioso, da custodire, donatole da tutte quelle donne che, in un passato non troppo lontano, hanno lottato per il riconoscimento di diritti di cui non si sarebbe dovuto neanche discutere. Alice non sa che ogni giorno, in un angolo del mondo, c’è una donna che ancora lotta per trovare il rispetto che merita in quanto essere umano.
Ma tutto questo Alice non lo sa.
L’8 marzo deve rappresentare, soprattutto per noi donne, la consapevolezza del nostro cammino, delle conquiste sociali e politiche, dell’emancipazione, ma anche delle continue violenze e discriminazioni ancora subite.
Come il cammino tracciato dalle suffragette, donne attiviste che, nella seconda metà dell’Ottocento, scesero in strada per rivendicare il diritto delle donne al voto sulla scia dei dibattiti pubblici nella Francia post rivoluzionaria, nei quali si discusse, per la prima volta, di equiparazione dei due sessi.
Le suffragette marciavano in strada, denigrate, insultate… ma con la testa alta, cantando, all’unisono, “Nulla si può vincere se non con la fede e l’audacia”.
La frase è tratta dall’inno “March of the women”, composto dall’inglese Ethel Mary Smyth sulle parole di Cicely Hamilton.
Tenace, magnetica, indomabile, la Smyth era destinata a rompere gli schemi ottocenteschi, che la volevano moglie-madre: riuscì a tenere testa ai preconcetti maschilisti e a guadagnare la stima di molti compositori dell’epoca, riuscendo a ritagliarsi un ruolo dominante all’interno dei teatri, fino a salpare oltreoceano e a salire, prima donna nella storia, sul palco del Metropolitan di New York.
Fu tra le prime donne ad abbracciare gli ideali delle suffragette. Resterà nella storia quando, nel marzo 1912, dopo essere stata arrestata e rinchiusa nel carcere di Holloway per aver distrutto vetrine e finestre a suon di sassi e mattoni, le suffragette si schierarono nel cortile del carcere e cantarono il loro inno mentre la Smyth dirigeva da dietro le sbarre della finestra con uno spazzolino da denti per bacchetta, perché “Nulla si può vincere se non con la fede e l’audacia”.
Questa sera, vi proponiamo il tema dell’inno delle suffragette che la stessa Smyth utilizzò, successivamente, per l’ouverture della sua opera “The Boatswain’s Mate” (1913/1914): https://www.youtube.com/watch?v=jXDlk63uGkQ&t=178s
Alessandra Fusco
Nell’immagine, una manifestazione delle Suffragette.