PILLOLE DI MITOLOGIA di Daniela Venditti

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PILLOLE DI MITOLOGIA

“NON DAL VOLTO SI CONOSCE L UOMO, MA DALLA MASCHERA”
K. Blixen

In tema carnevalesco, con accezioni diverse, ripercorriamo il tema della maschera e del suo rapporto con la mitologia.

Re indiscusso del travestimento, della follia e del delirio sfrenato, è Dioniso, al quale viene spesso attribuito come simbolo di riconoscimento, la maschera, perché è il Dio che sfugge ad ogni definizione, è il più affascinante e contraddittorio della mitologia greca.

È stato al tempo stesso uomo e donna, divino ed animale, umano ed immortale; capace di condurre l uomo verso le gioie e l entusiasmo del vino e di fargli attraversare il dolore e la sofferenza della pazzia, è il Dio dell’esuberanza e dell’ebbrezza.

Si è incarnato nel toro, nella capra e nel serpente, oppure nella vite o nelle edere; la sua sfera d’ azione è quella delle passioni.

Dioniso non nacque Dio, lo diventò.
Figlio di Zeus e di una delle sue tante “scappatelle umane”, ebbe una nascita miracolosa: Semele, la madre, volle vedere il volto del suo amante in tutta la sua forza e fierezza e, per tale pretesa, rimase folgorata tra i lampi e fulmini del Re dell’Olimpo.
Dioniso vide la luce proprio in quel momento, ma non essendo ancora pronto a nascere, fu custodito da Zeus all’ interno di uno squarcio nella sua coscia, ricucito con maestria con filamenti d’oro.
Appena nato, scatenò tutta la rabbia di Era che, gelosa e pazza, ordinò di farlo uccidere e dilaniare per evitare che fossero onorati i suoi resti.

Per sottrarlo alla malevolenza di Era, Zeus lo travesti’ da donna e lo nascose nel regno del re Atamante, il quale fu fatto impazzire dalla malefica sovrana.

E così, il padre lo affidò alle cure di Ermes, che lo trasfiguro’ in capra e li fece crescere dalle Menadi e dal saggio Sileno, che gli insegnò a suonare il flauto e ad amare il vino.

Ormai adulto, Era lo ritrovò e lo rese “bacchos” (Dioniso, fu il BACCO dei Romani), cioè privo di senno, e cominciò a vagare per il mondo allora conosciuto accompagnato da un festoso e nutrito corteo di uomini e donne folli come lui su dei carri dalle fattezze animali.

In età matura, riuscì a guadagnarsi il rango divino e Zeus gli concesse di salire a dimora sull’Olimpo; portò con sé la dolce Arianna abbandonata da Teseo (magari di questo parliamo la prossima volta).

Quindi, in buona sostanza, trovare un filo conduttore tra Dioniso e il carnevale è piuttosto scontato: la festa odierna che precede la Quaresima, è la massima espressione di libertà, di assenza di regole e di ruoli sociali capovolti.
I cortei e le sfilate allegoriche, che si irradiano per tanti luoghi della nostra Italia, richiamano i fasti dei cortei pazzi di Dioniso, in cui tutto è concesso e autorizzato da una espressione disordinata, eccessiva e non governata dalla ragione.

Daniela Venditti