PILLOLE DI LETTERATURA di Teresa di Sotto

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PILLOLE DI LETTERATURA
Gabriel Garcia Marquez, “Cent’anni di solitudine ”

Un paesino sperduto dell’America Latina, una famiglia numerosa dal sangue bollente, un tempo sfumato e impreciso. Sono gli elementi di fondo di “Cent’anni di solitudine” di Gabriel Garcia Marquez.
Il romanzo è espressione del cosiddetto “realismo magico”, uno stile letterario diffusosi nella prima metà del Novecento soprattutto in America Latina, che si caratterizza con l’introduzione di elementi magici in contesti realistici per creare effetti suggestivi e stranianti. I protagonisti dell’opera di Marquez sono fermamente convinti che quanto narrano le leggende popolari sia realtà. Per questo ricorrono a bizzarri rimedi naturali per curarsi o pianificano le giornate ,ma anche le proprie stesse vite, n base a singolari teoremi. Ne è un esempio Josè Arcadio Buendia, il capostipite della famiglia, che per inseguire stravaganti teorie finisce per perdere il senno.
Insieme alla tenace moglie Ursula, Josè Arcadio dà origine alla lunga stirpe dei Buendia, fulcro di tutte le vicende del libro. I numerosi membri della famiglia riescono a coprire un arco temporale di circa cento anni , di qui il titolo dell’opera, venendo a costituire sei generazioni. Il romanzo racconta la loro storia, tra legami familiari profondi e vicende personali avvincenti che si stagliano sullo sfondo di alcuni grandi eventi storici, reali ma sfumati. Lo sguardo della famiglia, e con essa dello spettatore, è orientato quasi esclusivamente su se stessa. Le notizie di quanto accade al di fuori di Macondo, il paesino in cui vivono i Buendia, rimangono per la famiglia un rumore di sottofondo, che si nota a stento.

“Cent’anni di solitudine” è un libro che attanaglia i lettori, facendo riscoprire il sapore di un passato antico ma senza tempo, dipinto dall’autore nei tanti piccoli dettagli di cui è costellato il racconto. Nonostante si tratti del suo primo grande successo editoriale e lo stile non sia ancora maturo come in “L’amore al tempo del colera”, Marquez dimostra già in questo romanzo una grande sapienza tecnica, avendo la capacità di passare da un personaggio all’altro e da una vicenda all’altra anche in un singolo periodo che, benché articolato e lungo, risulta sempre equilibrato e comprensibile. Il triste destino della famiglia è in realtà già scritto fin dall’inizio, ma il lettore viene ammaliato dagli elementi costitutivi del realismo magico e si prospetta una direzione che il testo di Marquez poi non segue. Il lieto fine che chi sfoglia le pagine di “Cent’anni di solitudine” si aspetta non arriva mai: non si giunge mai alla riscossa della famiglia, che invece sprofonda sempre più nella decadenza in quel perfetto stile latino-americano che permea l’opera.

Teresa Di Sotto