Pillole di Storia
LA CARAESIMA AQUINATE
Tradizione in via d’estinzione per gli aquinati e dintorni è quella di vedere o aver visto i propri genitori o nonni appendere nel periodo della Quaresima una bambola di pezza all’esterno dell’abitazione, lasciata in balia del vento. La CARAESIMA o Corajisima in altre zone del sud italico è una sorta di amuleto contro gli spiriti maligni. Tale bambola è di colore bianco pallido o rappresentata in vesti scure ed ha la particolarità di sovrastare una patata in cui sono infisse 7 penne progressivamente rimosse in ciascuna domenica che precede la Pasqua. Ma chi è questa bambola e chi rappresenta? La tradizione è pre-cristiana come spesso si rinviene in località del sud italico la cui storia è da sempre fortemente influenzata dalle culture greco-orientali. La CARAESIMA sembra proprio fondere i miti di Dioniso greco e Iside egiziana e unifica in un unico percorso la festa del Carnevale ad una festa della Resurrezione coincidente con quella della Pasqua cristiana.
Partendo dal Carnevale esso si traduce in Carnem Levare che significa rinunciare alla carne. Chi deve rinunciare a mangiare la carne e perchè? I greci erano soliti celebrare feste dionisiache in onore di Dioniso il figlio semidivino di Zeus e dell’umana Semele. Secondo il mito, Dioniso fu dilaniato in 7 parti e divorato dai titani i quali per l’oltraggio commesso furono folgorati da Zeus e trasformati in polvere. Dioniso risorgerà divino dalla madre Persefone mentre dalla polvere dei titani divoratori del figlio di Zeus, quest’ultimo fece sorgere il genere umano che porta dunque in sè una matrice divina. I greci celebravano feste dionisiache di eccessi in onore della morte di Dioniso con sacrifici animali e cortei sfrenati dedicati al dio dell’ebbrezza. Tale festa trova molte similitudini con il martedì grasso e il successivo mercoledì delle ceneri, celebrati in era cristiana. Il termine Carnevale viene anche tradotto dagli studiosi in Carrus Navalis, connesso ai miti di Iside-Osiride egiziani e in particolare all’uccisione di quest’ultimo. Osiride era un faraone divino, giusto e buono con gli umani. Il fratello malvagio Seth per invidia lo uccise annegandolo nel Nilo e poi dilaniandolo in tanti pezzi (proprio come accadde al Dioniso greco) che sparse nel mondo. La compagna divina Iside distrutta dal dolore intraprese un viaggio a bordo di una grande nave tra demoni e spiriti malvagi alla ricerca nel mondo dei pezzi di Osiride, accompagnata dal dio-sciacallo Anubi. Il viaggio duró quaranta giorni per terre e mari in un mondo dominato dal caos in cui Iside riuscì a ricomporre le parti di Osiride, a mummificarlo e dare inizio alla sua Resurrezione dopo un mese lunare dall’equinozio di primavera. Anche se resuscitato, Osiride dovette vivere nell’oltretomba insieme ad Iside lasciando al figlio Horus, rappresentato come un falco divino, il compito di contrastare Seth nell’eterna lotta tra caos e ordine, tra distruzione e creazione, tra morte e vita. Il viaggio navale di Iside veniva celebrato attraverso una festa in cui si faceva sfilare un’enorme nave su ruote seguita da un corteo di maschere cupe o demoniache e vesti sgargianti, atmosfere piene di suoni e rumori prima dell’inizio della stagione della navigazione. Non è un caso che il carnevale è molto importante in città navali (Venezia, Napoli, Viareggio) e che le maschere siano spesso di aspetto davvero inquietante (es. Carnevali di alcune località della Sardegna, Calabria, Basilicata). La festa egizia ripresa anche dagli imperatori romani simboleggiava lo sforzo di Iside, distrutta dalla morte di Osiride, di prevalere sulle forze del male, sulla morte e riportare in vita il suo amato, simbolo del bene. Ed è nel contesto di questo viaggio che si inserisce la bambola della CARAESIMA. Essa rappresenterebbe proprio Iside distrutta, incupita e triste che supera le difficoltà del suo viaggio nella Quaresima di privazioni, ritrovando le parti dell’amato, simboleggiate dalle penne progressivamente estratte. La Pasqua di Resurrezione si celebra proprio la prima domenica dopo un ciclo lunare dall’equinozio di primavera. Tale ciclo lunare ha la medesima durata del ciclo femminile e rappresenta la vita che riesce a ripartire dopo lo sterile periodo invernale. Le analogie con la successiva cultura cristiana sono davvero forti ed è sempre affascinante vedere come le civiltà siano accomunate da un unicum di tradizioni che simboleggiano il mistero della morte e della vita.
In basso la bambola della CARAESIMA (Macelleria Trezza Aquino) e una rappresentazione del corteo carnevalesco di Iside.
Massimiliano Carcione