PILLOLA DI LETTERATURA di Teresa di Sotto

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PILLOLA DI LETTERATURA
Pillola di letteratura
Il sentiero dei nidi di ragno di Italo Calvino racconta l’Italia e soprattutto la storia partigiana dopo l’8 settembre del 1943, il tutto visto però con gli occhi di un bambino. Il protagonista infatti è Pin, un bimbo di dieci anni che dalla vita ha già perso molto, è orfano ed il padre non si sa più dove sia, un bambino in un certo senso già adulto, infatti già ha lavorato come calzolaio ed è a contatto con situazioni e personaggi che lo fanno crescere in fretta. La sorella è una prostituta ed è accusata di collaborare con i tedeschi, Pin dal canto suo, pur non capendo molto degli adulti cerca costantemente l’affetto e la stima dei grandi, non degli altri bambini.
Il sentiero dei nidi di ragno è il luogo segreto dove Pin si rifugia, quando scappa via dal paesino sulla Riviera di Ponente, Sanremo, in cerca di un po’ di pace nel trambusto della sua vita e della guerra partigiana che infuria in quella zona. Sono molte le esperienze che lo vedono protagonista, a partire dalla scommessa cui non si tira indietro, ovvero il furto di una pistola ad un marinaio tedesco, arma che il bambino poi nasconde proprio nel sentiero dei nidi di ragno, credendola al sicuro.

Per il furto Pin viene condannato e portato in prigione, dove entra in contatto con il mondo dei partigiani della zona e dove viene aiutato ad evadere, ma una volta fuori Pin è di nuovo solo. Sarà Cugino, un omone grande e grosso ad aiutarlo, portandolo al distaccamento dei partigiani, una figura che Pin tiene in grande considerazione e che ricomparirà alla fine del libro.

Qui Pin dovrà assistere a battaglie, ritirate, odi e tradimenti anche tra i partigiani, finché, non essendo più sicuro il rifugio, dovrà tornare dalla sorella. Proprio da lei ritroverà la pistola che aveva rubato al marinaio tedesco e scopre che la sorella l’ha trovata sul sentiero dei nidi di ragno con Pelle, un ragazzo che ha tradito i partigiani e che è stato fucilato.

Ne Il sentiero dei nidi di ragno Pin se ne impossessa di nuovo e fugge via, imbattendosi nuovamente in Cugino. Questi, saputa la storia, finge di voler restare solo con la sorella del ragazzo e si fa prestare la pistola del bambino, recandosi all’abitazione della giovane dove da lì a poco si sentono degli spari. Pin non capisce né s’interroga sull’accaduto, al ritorno di Cugino è felice di avere un adulto con cui stare e se ne va con lui, ignaro di molte cose e forse stanco di essere un bambino catapultato suo malgrado nella vita dei grandi e nelle miserie della guerra.

Tradizionalmente Il sentiero dei nidi di ragno viene considerato un romanzo neorealista; e a ragione. L’anno d’uscita (il 1947), l’ambientazione partigiana e l’esperienza personale dell’autore a monte della storia raccontata sono caratteri che testimoniano un’indubbia appartenenza ad una famiglia letteraria. Come Calvino stesso riconobbe, nella celebre Prefazione del 1964 alla nuova edizione del romanzo, lui come tanti suoi coetanei avvertiva la responsabilità che un evento d’importanza storica come la guerra affidava all’uomo di lettere, protagonista e allo stesso tempo interprete di quegli avvenimenti. Tuttavia l’immagine della Resistenza che emerge dalla storia di Pin e della scalcagnata brigata del Dritto non è certo quella eroica e vincente che si è soliti associare alle narrazioni neorealiste, che spesso erano incentrate su una rappresentazione stereotipata ed edulcorante dei drammatici avvenimenti che avevano scandito la “guerra civile” combattuta tra partigiani e nazifascisti tra il 1943 e il 1945. Il romanzo di Calvino si colloca infatti in quella schiera di opere che, tra la fine della Seconda guerra mondiale e la metà degli anni Cinquanta, s’incaricarono di raccontare la storia recente mostrandone le contraddizioni, gli errori, i risvolti più problematici.
Per fare questo, Calvino decide di raccontare una storia della Resistenza attraverso gli occhi di un bambino. Quella di Pin, protagonista del romanzo, è una
prospettiva abbassata che presenta cioè un mondo cui siamo quotidianamente abituati sotto una lente che lo deforma, e ne sottolinea così aspetti inediti ed originali. Lo sguardo di Pin sulle cose è quello di chi non conosce il mondo, non ne ha ancora fatto esperienza e non può quindi riconoscerne tutti i significati sottintesi. Pin prende alla lettera tutto quello che vede e gli viene raccontato: è così che la realtà acquista una dimensione fiabesca, quasi astratta, in notevole dissonanza rispetto agli avvenimenti tragici che riporta.

Teresa Di Sotto