PILLOLA DI LETTERATURA di Teresa di Sotto

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PILLOLA DI LETTERATURA
Città vecchia. Umberto Saba.

Spesso, per ritornare alla mia casa
prendo un’oscura via di città vecchia.
Giallo in qualche pozzanghera si specchia
qualche fanale, e affollata è la strada.

Qui tra la gente che viene che va
dall’osteria alla casa o al lupanare
dove son merci ed uomini il detrito
di un gran porto di mare,
io ritrovo, passando, l’infinito
nell’umiltà.
Qui prostituta e marinaio, il vecchio
che bestemmia, la femmina che bega,
il dragone che siede alla bottega
del friggitore.
la tumultuante giovane impazzita
d’amore,
sono tutte creature della vita
e del dolore;
s’agita in esse, come in me, il Signore.

Qui degli umili sento in compagnia
il mio pensiero farsi
più puro dove più turpe è la via.

La poesia “Città vecchia” è stata scritta dal poeta Umberto Saba nel 1912 e fa parte della raccolta Trieste e una donna (1910-12) del Canzoniere. I temi trattati sono la solidarietà, il bisogno di comunicare con gli altri, il senso del mistero colto negli aspetti più umili della vita.
La lirica evidenzia alcuni temi più caratteristici di Saba: l’attrazione per i personaggi delle classi più umili;
una religiosità istintiva, legata alla convinzione che tutti gli esseri viventi siano partecipi della medesima realtà superiore; l’dea che la vita sia sostanzialmente dolore.
A questa poesia si è ispirato il noto cantautore Fabrizio De André che nell’omonima canzone descrive i quartieri più popolari e malfamati della città di Genova.
Un tratto comune ai due testi emerge fin dall’inizio: quello dell’assenza di luce per le strade (oscura via; quartieri dove il sole…).
Ma altre analogie sono presenti anche nelle immagini: quella della ragazzina che ”canta la canzone antica/della donnaccia” richiama la “prostituta“; quella dei “quattro pensionati…” che imprecano richiama le due immagini dell’osteria e del “vecchio/che bestemmia“. Anche l’atteggiamento nei confronti di quest’umanità degradata è simile, lontano dalla condanna moralistica nei confronti di individui che, pur non essendo un modello di specchiata moralità, in fondo sono anch’essi “vittime di questo mondo”.
L’atteggiamento di De André, tuttavia, è più disincantato e ironico, volto a denunciare le ingiustizie sociali e l’ipocrisia borghese, tanto che persino “il sole del buon Dio” dimentica di illuminare questi quartieri, perché occupato a scaldare quelli dei facoltosi borghesi. Prostitute e pensionati sono da lui descritti con evidente simpatia, perché raffigurano la schiettezza contro l’ipocrisia del vecchio professore.
Le ultime due strofe della canzone descrivono i personaggi che s’incontrano inoltrandosi nelle strette viuzze del porto: ladri, assassini, profittatori senza scrupoli. Il cantautore invita a non giudicare con il metro della mentalità borghese, ma a provare per quegli esseri umani un sentimento di pietà, poiché essi sono vittime della società. Nella poesia di Saba questa denuncia sociale è molto meno evidente: per il poeta la vita è inestricabilmente legata al dolore. Gli umili, gli emarginati esprimono in modo più autentico e drammatico una sofferenza che accomuna tutti gli uomini. In tal senso essi avvicinano il poeta a Dio e alla purezza.
Teresa Di Sotto