Marzo mese delle donne…. A cura di Officina Creativa Aquinate

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In*Le trappole dell’In-compiuto*

Chissà se avete mai sentito parlare di Bliuma Zeigárnik.
Scommetterei di no.
La storia non è mai stata generosa con le donne di talento, figuriamoci la psicoanalisi.
Osservando un giorno un cameriere, nel ristorante di un grosso albergo, Bliuma ebbe un’illuminazione, che la portò ad approfondire il fenomeno.
Quel cameriere era in grado di trattenere nella sua memoria una quantità infinita di ordinazioni (le famose comande) da passare in cucina, ma le dimenticava subito dopo averle portate in tavola.
Cioè dopo aver esaurito il compito.
Nel 1927 pubblicò uno studio su questo fenomeno, che da lì in poi venne chiamato – appunto- Effetto Zeigárnik.
Per affrontare la fine di qualcosa, sembra dirci, siamo in qualche modo attrezzati.
Si tratti di una storia d’amore, la morte di una persona cara, l’abbandono di un luogo nel mondo al quale eravamo particolarmente legati.
A patto che avvenga la conclusione.
Che dentro di noi, con maggior o minor fatica, riusciamo a porre la parola fine, prima o dopo i titoli di coda.
Leggendo i suoi scritti sono arrivato a fare la pace con tutti i rituali dell’elaborazione del lutto e del dolore che fino a ieri mi risultavano incomprensibili, alle volte atrocemente banali.
Poter dire addio, per quanto doloroso, vuol dire cominciare lentamente a guarire.
Quello che il nostro cervello, o il nostro cuore (fate voi), non riesce a dimenticare sono le situazioni inconcluse, quelle rimaste a metà, quel moto interrotto dei sentimenti che non accenna a trovare un punto di arrivo, o di riavvio.
Le parole che non abbiamo detto, le decisioni non prese, gli abbracci non dati, gli addii ancora in sala di attesa.
Penso che mi farà riflettere per il resto dell’anno, Bliuma.
Le donne sono così.
Meno male che esistono.

Milton Fernandez