PILLOLA DI SPORT: OLYMPICS BLACK POWER
Olimpiadi Messico 1968, Smith e Carson quando un gesto diventa iconico ma stronca la carriera
Correva l’anno 1968. Le piazze di tutto il mondo andavano a fuoco sotto il segno della contestazione razziale. Gli Usa, dal canto loro, si trovavano nell’occhio del ciclone, incastrati in quella che è stata la più tragica sconfitta militare della loro storia, la guerra in Vietnam. Nel 1965 era stato ammazzato l’attivista Malcolm X e migliaia di persone avevano marciato a Selma, in Alabama, per protestare a favore dei diritti civili degli afroamericani. Il 4 aprile del ’68, a Memphis, Tennessee, veniva ucciso il pastore protestante Martin Luther King, leader del movimento per i diritti civili degli afroamericani.
Per questo, Tommie Smith e John Carlos, velocisti della nazionale americana di atletica, avevano deciso di mettere in scena una protesta simbolica. Pensarono, in un primo momento, di boicottare i giochi. Fallito il piano, ripiegarono, nel caso di vittoria, sulla preparazione di un gesto dalla grande carica simbolica. E così, avvenne.
Vinse Smith stabilendo il record mondiale con 19.83 nonostante un tendine infiammato, secondo arrivò Peter Norman australiano e terzo con 20,10 arrivò Carlos, al suono dell’inno statunitense abbassarono la testa ed alzarono il pugno, coperto da un guanto nero. Carlos, nella concitazione, se li era dimenticati e per questo i due alzano un pugno diverso. Smith, infatti, concesse il sinistro al suo compagno di squadra. Senza scarpe e con delle calze nere, per simboleggiare la povertà degli afroamericani, l’uno con una sciarpa nera, l’altro con la felpa aperta e la collana di perle, per simboleggiare il lutto, la solidarietà ai lavoratori e le pietre utilizzate nei linciaggi degli afroamericani. Smith e Carlos produssero un grande scandalo, provocando l’ira del Comitato olimpico internazionale, contrario ad ogni manifestazione politica.
Quel gesto diventato iconico ed entrato fra le immagini più rappresentative del secondo ‘900, sarebbe stato pagato caro dai duecentisti afroamericani Tommie Smith e John Carlos, marchiarono a fuoco la loro carriera, sancendone la fine. Espulsi dal Comitato olimpico statunitense, allontanati perfino dal villaggio olimpico, pagarono a caro prezzo la manifestazione orgogliosa della loro identità e della loro protesta.
Ma è sul palco che i due sarebbero stati destinati ad entrare nella storia, mettendo in atto un gesto ampiamente meditato. Idoli per un mondo in sollevazione contro le ingiustizie, si videro d’altra parte troncate le proprie carriere nell’atletica. Per questo scelsero di dedicarsi al football, divenendo giocatori dell’Nfl, il campionato professionistico statunitense. Sulle piste ci sarebbero tornati, ma solo come allenatori.
Max Marzilli