La chiesa di Santa Restituta
La Passio di Santa Restituta risale all’incirca al IX secolo e racconta le vicende della vita e il successivo martirio della giovane donna di origini romane, succedutosi durante la persecuzione nel 275 d.C. dell imperatore Aureliano. La chiesa è menzionata per la prima volta in una Bolla di papà Pasquale II nel 1110 ma l’edificio originale risale al IX secolo. La chiesa fu riconsacrata nel 1155 da Adriano IV a causa dei danni riscontrati da terremoti. Dopo la sua distruzione nel 1229 da parte di Federico II, fu ricostruita a tre navate nel 1250, con una cripta, che conteneva le reliquie della santa. Nel 1654 la chiesa fu rasa al suolo da un terremoto e ricostruita dall’architetto Giovanni Battista Rodoli nel 1691. Il nuovo edificio aveva una sola navata in ordine corinzio e a sinistra un campanile. La facciata presentava tre porte e altrettante finestre ed era di impostazione tardo-barocca. Il terremoto della Marsica, il 13 gennaio del 1915, distrusse la chiesa. Successivamente l’area fu ristrutturata e, su progetto dell’ing. Paolo Cassinis, nel 1922 l’edificio fu riedificato in stile neoromanico sul lato orientale della piazza, con l’iconica facciata a capanna e il rosone centrale. La sola testimonianza dell’edificio medievale è il portale ad anelli concentrici del XIII secolo ripristinato nell’edificio moderno e nel 1975 dotato delle porte in bronzo dello scultore di Anagni Tommaso Gismondi. Sulla facciata si trovano inoltre numerosi reperti di interesse storico-archeologico.